In molti ritengono di essere in grado di giudicare se la figura del mental coach sia realmente utile o meno. In pochi, però, sanno realmente cosa sia effettivamente questa professione.
Ma in fondo cosa vuol dire coaching? Questa è la prima domanda che questi presunti esperti dovrebbero porsi prima di pontificare.
La traduzione letterale dall’inglese è semplice, “allenamento”. A fianco a questa parola, poi, si possono affiancare le varie specializzazioni, che possono essere life, business, performance, sport e così via.
In base al campo di intervento si sviluppano poi delle relative competenze, fermo restando che nel coaching esistano delle attività di base in grado di accomunare tutte queste differenti tematiche.
A prescindere dal fatto che possa essere un imprenditore, uno sportivo o qualsiasi altra cosa, ad avvalersi della figura di un mental coach è pur sempre una persona.
Questa è dotata di una propria identità, che la differenzia rispetto a tutte le altre. Una personalità influenzata dalle credenze e convinzioni derivate dal proprio vissuto.
Ed è proprio qui che deve intervenire il mental coach, per “allenare la mente” e renderla in grado di sgretolare tutti quei fattori limitanti installati involontariamente nel passato.
Cosa vuol dire coaching?
Solamente partendo da questa base il coach può aiutare il coachee a tirare fuori il suo potenziale interiore, aiutandolo a migliorare le prestazioni.
Questa è l’essenza di quello che si cerca quando ci si domanda cosa vuol dire coaching, perché è proprio attraverso questo tipo di lavoro che una persona può fare la differenza e realizzare gli obiettivi, a prescindere dal fatto che essi siano nella vita, nel lavoro o nello sport.
Il mental coaching nello specifico consiste quindi nel far cambiare le abitudini, aiutare a uscire dall’area di comfort, stabilire degli obiettivi, creare la giusta strategia per realizzarli.
Si tratta di un allenamento vero e proprio, insomma, ed è molto più impegnativo rispetto a quello di un muscolo. Anche perché per realizzare un obiettivo diventa fondamentale l’empatia e un totale rapporto di fiducia tra coach e coachee.
Purtroppo la poca conoscenza di questa figura porta una stragrande maggioranza di persone ad avere delle resistenze e dei preconcetti dettati dall’ignoranza.
Così tendono a rimanere arroccate nelle loro aree di confort, con margini di crescita pari a zero, limitando non solo le loro prestazioni nella vita o nello sport, ma anche la crescita di chi hanno vicino.
Ma anche se questo atteggiamento generale può apparire come un fattore limitante, per certi versi è anche una fortuna, dal momento che rende la professione del mental coach piena di margini di crescita nel panorama della vita in generale, in particolare nello sport.
C’è ancora tanto da lavorare in Italia per cambiare la mentalità e fare ciò che sta accadendo già da tempo negli Stati Uniti e nel resto dell’Europa, dove molte figure importanti e di caratura internazionale si avvalgono di questa figura.
Nello sport si trovano gli esempi più evidenti, dal tennis al golf, passando per il calcio, come testimoniato da un’icona del livello di Cristiano Ronaldo.
Alla fine il comune denominatore è uno: alla figura si avvicina sempre lo stesso tipo di persona, quella che vuole vincere. Nello sport, ma anche nella vita.