L’atteggiamento mentale positivo non deve essere visto come un optional o qualcosa da utilizzare a corrente alternata. Deve essere una filosofia di vita. Perché è solo in quel caso che si assume la forma di abitudine comportamentale e le cellule vivono in condizione di sano equilibrio e positività, provocando in tutto il corpo uno stato di benessere generale. Questo aiuta a prevenire dalle più semplici malattie alle patologie più gravi.
Certo, non è semplice pensare sempre in positivo. A maggior ragione quando succede qualcosa di destabilizzante e demotivante. In quei momenti si subisce una forte alterazione dello stato emozionale e quindi la mente tende ad agganciare dall’archivio dei ricordi tutte le emozioni negative provate in situazioni simili del passato, attraendole come una calamita.
L’unica soluzione in quel caso è far subentrare la parte razionale, che deve arrestare questa alterazione e condurla verso la ricerca della soluzione del problema in questione, in modo da mantenere un atteggiamento lucido e positivo. Se non si trova subito la soluzione, non bisogna disperare ma continuare nella ricerca. C’è sempre una soluzione o una via d’uscita: nella peggiore delle ipotesi può essere quella di attuare il “piano B”, quello dell’accettazione, cioè il meccanismo che ti fa prendere coscienza della situazione e ti permettere di ripartire da lì.
Che sia una delusione sentimentale, relazionale, professionale, sportiva, finanziaria o di qualsiasi altro genere non fa alcuna differenza. Le vie d’uscita sono presenti sempre. Questa consapevolezza è stato il mio salvavita da sempre.
Per spiegarlo meglio, prendo ad esempio un momento storico della mia carriera professionale, quando ero top manager di un importante gruppo bancario di fama internazionale. Ricordo una lunga serie di promesse ricevute, alcune direttamente dai vertici dello stesso gruppo. Non solo queste puntualmente venivano disattese, ma di fronte a me venivano alzati dei paletti che ogni volta dovevo superare per arrivare al raggiungimento dell’obiettivo.
La cosa bella è che ci riuscivo sempre, grazie all’atteggiamento mentale vincente e la determinazione che mi accompagna da sempre ogni qual volta ho di fronte a me un obiettivo da raggiungere. Per me non è mai esistito il concetto di “provarci”, ma solo quello di “riuscirci”. Questo non si è mai scalfito nemmeno di fronte alle più cocenti delusioni dovute al non rispetto delle promesse, alcune delle quali avrebbero abbattuto anche un elefante dal punto di vista motivazionale.
Mi domandavo il perché, nonostante avessi dato la mia completa fiducia, la stessa cosa non la facessero anche quelle persone per le quali stavo impegnando tutto me stesso, il mio tempo, le mie energie, la mia dedizione, ottenendo tra l’altro dei risultati tangibili e inconfutabili. Ogni volta che si ponevano di fronte a me queste domande, però, io con la mente andavo sempre alla ricerca dell’opportunità che si celava dietro quel problema, traendone ulteriore forza e motivazione.
Ricordo che subito dopo aver superato un esame in tempi record, venni mandato a fare esperienza di vendita degli strumenti finanziari. Non lo avevo mai fatto prima e fui inserito in un contesto in cui i mercati erano al minimo storico degli ultimi decenni. Nonostante questo, ho raccolto 7 milioni di euro in un anno e per quell’azienda era un primato mai raggiunto. Una volta superato anche questo paletto, me ne sono stati messi molti altri e ogni volta io riuscivo con l’atteggiamento mentale positivo a trovare l’opportunità nascosta.
Così, di fronte all’ennesima delusione, per promesse non mantenute e la non possibilità di poter esprimere al meglio il mio potenziale, feci mia la frase di Nelson Mandela: Quando il potere limita la libertà, l’unica strada per la libertà è il potere e decisi di trovare la più grande opportunità che potessi mai incontrare in quel momento. Mi sono domandato come sempre quale fosse. E a questa domanda ne sono seguite delle altre. Qual è il sogno della mia vita? Chi voglio essere? Cosa voglio fare e cosa voglio ottenere? Ed è a quel punto che ho trasformato la mia passione nella mia professione. E sono diventato ciò che ero stato per me stesso: un formatore. Anzi, un coach.